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Tratto da: Un Nuovo Mondo – Eckhart Tolle

Il corpo di dolore è una forma di energia semi-autonoma che vive nella maggior parte degli esseri umani, un’entità fatta di emozioni. Ha una sua intelligenza primitiva, non dissimile dalla furbizia di un animale, diretta principalmente alla sopravvivenza.

Come tutte le forme di vita, periodicamente ha bisogno di nutrirsi, di prendere nuova energia, e il cibo che richiede, consiste di energia compatibile con la propria, che è come dire, un’energia che vibra a una frequenza simile. Ogni esperienza emozionale dolorosa può essere usata come cibo dal corpo di dolore; ecco perché prospera con il pensiero negativo così come nel dramma delle relazioni. Il corpo di dolore è dipendente dall’infelicità. Può essere uno shock quando comprendete per la prima volta che vi è qualcosa in voi che periodicamente cerca emozioni negative, cerca l’infelicità. Per vederlo in voi stessi avete perfino bisogno di più consapevolezza che per riconoscerlo in un’altra persona. Una volta che l’infelicità ha avuto la meglio su di voi, non solo non desiderate che finisca, ma volete rendere anche gli altri miserabili come voi per potervi nutrire anche delle loro emozioni negative.

Nella maggior parte delle persone, il corpo di dolore ha uno stadio latente e uno attivo. Quando è nello stadio latente, dimenticate facilmente che portate in voi una nube oscura o un vulcano dormiente, che dipende dal campo energetico del tipo particolare del vostro corpo di dolore. Quanto a lungo stia nello stadio latente varia da persona a persona. Alcune settimane è il caso più comune, ma può essere anche solo qualche giorno o perfino mesi. In qualche raro caso il corpo di dolore può stare in ibernazione per anni, prima che qualche evento inneschi la fase attiva.

Come il corpo di dolore si nutre dei vostri pensieri

Il corpo di dolore si risveglia dallo stadio latente quando ha fame, quando è tempo di alimentarsi; ma certe volte, può anche attivarsi a causa di un evento. Quando è pronto ad alimentarsi, può usare la cosa più insignificante come pretesto per attivarsi, qualcosa che uno dice o fa, o perfino solamente un pensiero. Se vivete soli o in quel momento non c’è nessuno intorno, il corpo di dolore si nutrirà dei vostri pensieri. Improvvisamente i pensieri diventeranno profondamente negativi. Probabilmente non siete neppure consapevoli che proprio un momento prima del flusso di pensieri negativi, un’onda di emozione aveva invaso la vostra mente, un umore nero e pesante, un’ansia o una rabbia ardenti. Il pensiero è energia e il corpo di dolore si sta nutrendo in questo momento dell’energia dei vostri pensieri. Ma non si può nutrire di qualsiasi pensiero. Non avete bisogno di essere particolarmente sensibili per notare che un pensiero positivo ha un senso, un tono, totalmente differente da uno negativo. È la stessa energia, ma vibra a una frequenza differente. Un pensiero felice, positivo, è indigesto per il corpo di dolore che può solo nutrirsi di pensieri negativi perché solo quei pensieri sono compatibili con il suo campo energetico. Tutte le cose sono campi di energia vibrante in incessante movimento. La sedia dove siete seduti, il libro che tenete in mano appaiono solidi e fermi solo perché questo è il modo con il quale i vostri sensi percepiscono la loro frequenza vibrazionale, che è come dire, il movimento incessante delle molecole, degli atomi, degli elettroni e delle particelle subatomiche che insieme creano ciò che percepite come sedia, libro, albero o corpo. Quello che percepiamo come materia fisica è energia vibrante (in movimento) in una particolare serie di frequenze. I pensieri consistono della stessa energia che vibra a una frequenza più alta della materia, ragion per cui non possono essere né visti né toccati. I pensieri hanno la loro serie di frequenze, con i pensieri negativi al gradino più basso della scala e i pensieri positivi al più alto.

La frequenza vibrazionale del corpo di dolore risuona con quella dei pensieri negativi, ecco perché solo quei pensieri possono nutrirlo. Lo schema abituale del pensiero che crea l’emozione è invertito nel caso del corpo di dolore, almeno inizialmente. In questo caso l’emozione guadagna rapidamente il controllo del vostro pensiero e, una volta che la mente è stata sopraffatta dal corpo di dolore, il pensiero diventa negativo. La voce nella testa vi racconterà storie tristi, oppure piene di ansia o di rabbia, su voi stessi o sulla vita, sugli altri, sul passato, sul futuro, o su eventi immaginari. La voce starà incolpando, accusando, lamentandosi, immaginando. E voi sarete totalmente identificati con qualsiasi cosa vi dica quella voce, credendo ai suoi pensieri distorti. A quel punto, la dipendenza dall’infelicità è in atto. Non è tanto che voi non possiate fermare la successione dei pensieri negativi, il fatto è che voi non volete. Questo perché il corpo di dolore in quel momento vive attraverso di voi, fingendo di essere voi. E per il corpo di dolore, il dolore è piacere. Con zelo divora ogni pensiero negativo e infatti la voce nella testa diventa la voce del corpo di dolore. Si è impadronito del dialogo interiore. Si stabilisce un circolo vizioso tra il corpo di dolore e il pensiero. Ogni pensiero nutre il corpo di dolore e a sua volta il corpo di dolore genera più pensieri. A un certo punto, dopo qualche ora o perfino dopo qualche giorno, si è rifocillato e ritorna allo stadio latente, lasciandosi dietro un organismo esaurito e un corpo molto più suscettibile alla malattia.

Se vi sembra come un parassita psichico, avete ragione. È esattamente quello che è.

Come il corpo di dolore si nutre del dramma

Se vi sono intorno altre persone, preferibilmente il vostro partner o un membro della famiglia, il corpo di dolore tenterà di provocarli, di schiacciare i “bottoni giusti”, come si usa dire, così da potersi nutrire e garantirsi un dramma.

I corpi di dolore amano le relazioni intime e le famiglie perché è lì che prendono la maggior parte del loro cibo. È difficile resistere a un corpo di dolore di un’altra persona determinata ad attirarvi in una reazione. Istintivamente conosce i vostri punti deboli, quelli più vulnerabili. Se non ha successo la prima volta, ci proverà ancora e ancora.

È un’emozione rozza che cerca di avere più emozione. Il corpo di dolore dell’altra persona vuole risvegliare il vostro, così che entrambi possano darsi energia a vicenda. Molte relazioni attraversano episodi violenti e distruttivi a intervalli regolari.

È quasi insopportabilmente doloroso per un bambino piccolo dover assistere alla violenza emozionale dei corpi di dolore dei genitori e tuttavia è il destino di milioni di bambini in tutto il mondo, è l’incubo della loro esistenza quotidiana. Questa è anche una delle modalità più frequenti con la quale il corpo di dolore viene trasmesso da generazione a generazione. Dopo ogni episodio, i partner si ricompongono, e vi è un intervallo di relativa pace fino al limite massimo consentito dall’ego.

Un consumo eccessivo di alcol spesso attiva il corpo di dolore, particolarmente negli uomini, ma alle volte anche nelle donne. Quando una persona si ubriaca, nel momento in cui il corpo di dolore ha il sopravvento, subisce un cambiamento completo di personalità. Una persona profondamente inconsapevole, il cui corpo di dolore solitamente si nutre di violenza fisica, spesso la dirige contro il coniuge o i figli. Quando ritorna sobria, è veramente dispiaciuta e può dire che non lo farà mai più, e ne è convinta. Questa persona che parla e promette, comunque, non è l’entità che commette le violenze e potete stare sicuri che continuerà a ripeterle ancora fino a che diventerà presente, riconoscendo in se stessa il corpo di dolore così da rompere l’identificazione. In qualche caso, una terapia appropriata può essere d’aiuto.

La maggior parte dei corpi di dolore vogliono sia infliggere sia subire dolore, ma certi sono prevalentemente carnefici o vittime. In entrambe le situazioni si nutrono di violenza, emozionale o fisica. Ci sono coppie che pensano di essere molto innamorate ma in verità entrambi i partner si sentono attratti l’una verso l’altro perché i rispettivi corpi di dolore sono complementari. Qualche volta i ruoli del carnefice e della vittima sono già chiaramente definiti fin dal primo incontro. Alcuni matrimoni che si pensa siano stati creati dal cielo sono in realtà creati dall’inferno.

Se avete mai vissuto con un gatto, saprete che, perfino quando sembra addormentato, sa comunque tutto quello che succede, perché al più piccolo rumore insolito muoverà le orecchie in quella direzione e aprirà forse anche leggermente gli occhi. I corpi di dolore nello stadio latente sono così. A un certo livello sono ancora svegli, pronti a mettersi in azione quando sono stimolati nella maniera appropriata. Nelle relazioni intime, i corpi di dolore sono abbastanza abili da rimanere in sordina finché i partner non cominciano a vivere insieme o magari firmano un contratto che li impegna a stare con l’altra persona per il resto della vita. Voi non sposate solo vostra moglie o vostro marito, sposate anche il suo corpo di dolore e l’altro coniuge sposa il vostro. Può essere davvero uno shock quando, probabilmente non molto tempo dopo l’inizio della convivenza oppure dopo la luna di miele, un giorno improvvisamente vi trovate di fronte a un completo cambiamento nella personalità del vostro partner. Le voci diventano stridenti e acute mentre i due si accusano a vicenda, si danno la colpa o si mettono a gridare, probabilmente riguardo a cose relativamente banali. O uno dei due si rinchiude in se stesso completamente. “Cosa c’è che non va?” chiedete. “Niente!” è la risposta di lui o di lei. Ma l’energia emanata dall’altro/ a è intensamente ostile quando la replica è: “Tutto non va!”. Quando vi guardate negli occhi, non c’è più luce, è come se fosse disceso un velo pesante e l’essere che conoscevate e amavate e che prima era in grado di risplendere attraverso l’ego, ora è totalmente oscurato. Una persona completamente sconosciuta sembra guardarvi e nei suoi occhi vi è odio, ostilità, amarezza o rabbia. Quando lui o lei vi parla, non è il partner che sta parlando ma il suo corpo di dolore che parla attraverso lui o lei. Qualsiasi cosa lui o lei dicano, è la versione della realtà del corpo di dolore, una realtà completamente distorta dalla paura, dall’ostilità, dalla rabbia e da un desiderio di infliggere e ricevere più dolore. A questo punto vi potrete chiedere se questo è l’aspetto reale del vostro partner che non avevate mai visto prima, o se avete fatto uno spaventoso errore nello scegliere questa persona. Non è naturalmente il suo aspetto reale, è solo il corpo di dolore che temporaneamente ha preso il suo posto. Sarebbe difficile trovare un partner che non abbia un corpo di dolore, ma sarebbe forse saggio scegliere qualcuno il cui corpo di dolore non sia eccessivamente denso.

I corpi di dolore densi

Vi sono persone che hanno corpi di dolore così densi che non sono mai completamente inattivi. Possono essere persone che sorridono e sostengono conversazioni educate, ma non avete bisogno di una grande intuizione per sentire la palla di emozioni infelici che ribolle in loro appena sotto la superficie, in attesa del prossimo evento per reagire, la prossima persona da incolpare o con cui confrontarsi, la prossima cosa per cui essere infelici. Il loro corpo di dolore non ne ha mai abbastanza, è sempre affamato. Essi danno un valore eccessivo al bisogno dell’ego di avere dei nemici. Grazie alla loro reattività, delle cose relativamente insignificanti sono gonfiate in modo sproporzionato per attirare gli altri nel loro dramma, inducendoli ad avere delle reazioni.

Alcuni sono coinvolti in battaglie che si protraggono nel tempo e che, alla fine, non hanno senso, o in cause giudiziarie contro organizzazioni oppure individui. Altri sono consumati da un odio ossessivo verso un ex coniuge o partner. Inconsapevoli del dolore che si portano dentro, con le loro reazioni lo proiettano su eventi o situazioni. A causa di una completa mancanza di consapevolezza di sé, non possono vedere la differenza tra un evento e la loro reazione all’evento stesso. Per loro l’infelicità e perfino il dolore sono sempre fuori, nell’evento o nella situazione. Inconsapevoli del loro stato interiore, non sanno nemmeno di essere profondamente infelici, di stare soffrendo. Qualche volta le persone con un corpo di dolore così denso diventano attiviste, lottando per una causa. La causa può essere assolutamente valida, e in un primo tempo queste persone possono avere successo e far funzionare le cose; comunque, l’energia negativa che fluisce in quello che dicono e fanno e il loro inconscio bisogno di avere nemici e di creare conflitti, tende a generare delle opposizioni crescenti alla loro causa. Di solito finiscono per crearsi dei nemici dentro la loro stessa organizzazione, perché, dovunque vadano, trovano ragioni per stare male, e in questo modo il loro corpo di dolore continua a trovare esattamente quello di cui andava in cerca.

Liberarsi dal corpo di dolore

Una domanda che le persone pongono frequentemente è: “Quanto tempo è necessario per liberarsi dal corpo di dolore?” La risposta ovvia è che questo dipende sia dalla densità del corpo di dolore della singola persona, sia dall’intensità con cui cresce la sua Presenza. Però, non è tanto il corpo di dolore, quanto piuttosto l’identificazione con questo a causare le sofferenze che voi infliggete a voi stessi e agli altri. Non è il corpo di dolore, ma l’identificazione con esso che vi costringe a rivivere ripetutamente il passato e vi mantiene in uno stato d’inconsapevolezza. Quindi, una domanda ancora più importante da porre potrebbe essere questa: “Quanto tempo occorre per potersi liberare dall’identificazione con il corpo di dolore?”. E la risposta a questa domanda è la seguente: Non è questione di tempo. Quando il corpo di dolore diventa attivo, sappiate che ciò che state sentendo è il corpo di dolore dentro di voi. Il saperlo è tutto quello che serve per rompere la vostra identificazione con esso. E quando cessa questa identificazione, inizia la trasmutazione. Il saperlo impedisce alla vecchia emozione di salirvi alla testa e di impadronirsi non solo dei dialoghi interni, ma anche delle vostre azioni e interazioni con gli altri. Ciò significa che il corpo di dolore non può più servirsi di voi e rivitalizzarsi attraverso di voi. La vecchia emozione può allora continuare a vivere in voi per un po’ e ripresentarsi periodicamente. Di quando in quando può ancora occasionalmente imbrogliarvi, inducendovi nuovamente a identificarvi con essa, oscurando quindi il vostro sapere, ma non a lungo. Il non proiettare la vecchia emozione nelle situazioni significa confrontarla direttamente al vostro stesso interno. Può non essere piacevole, ma questo non vi ucciderà. La vostra Presenza è più che capace di contenere tutto ciò. L’emozione non è chi siete. Quando sentite il corpo di dolore, non cadete nell’errore di pensare che c’è qualcosa di sbagliato in voi. All’ego piace trasformarvi in un problema. Il saperlo ha bisogno di essere seguito dall’accettazione. Allora nient’altro potrà più oscurarlo. Accettare significa che vi date il permesso di sentire qualunque cosa stiate sentendo in quel momento. Questo è parte dell’Essere così come è dell’Adesso. Non potete lottare con ciò che è. O meglio, potete farlo ma, se lo fate, soffrirete. Attraverso il permettere, diventate ciò che siete: ampi, spaziosi. Diventate integri. Ora non siete più un frammento, che è come l’ego percepisce se stesso.